PATOLOGIE
Identificazione e diagnosi
Identificazione e diagnosi
Identificazione e diagnosi
Cervicalgia si intende un dolore localizzato nella regione cervicale della colonna vertebrale, che corrisponde alla parte posteriore del collo. Insieme alla lombalgia (mal di schiena) è il più diffuso dei dolori alla colonna vertebrale. Nella maggior parte dei casi si tratta di un disturbo di lieve entità che si risolve nell’arco di pochi giorni, più raramente persiste per settimane o mesi, accompagnandosi spesso a disturbi accessori quali mal di testa (cefalea), nausea e capogiri. Si stima che il 60% delle persone ha sofferto di cervicalgia almeno una volta nella vita.
La principale causa di cervicalgia è rappresentata da una tensione, contrattura o stiramento dei muscoli della regione cervicale. Cause meno frequenti sono rappresentate da discopatie cervicali, infiammazione delle faccette articolari e tumori. Il trattamento della cervicalgia varia a seconda della causa che l’ha determinata. Per le forme lievi è sufficiente l’assunzione di un antiinfiammatorio e un miorilassante per alcuni giorni. Per le forme più severe si ricorre all’Ossigeno/Ozono terapia, alla fisioterapia, osteopatia, tecar e laser terapia. L’intervento chirurgico si esegue raramente e viene riservato alle forme di cervicalgia causate da tumore o discopatia severa.
La lombalgia, in gergo comune chiamato mal di schiena, per lombalgia si intende un dolore localizzato nella regione bassa della colonna vertebrale, appena sopra i glutei. Esistono due tipi di mal di schiena: la lombalgia acuta e la lombalgia cronica. La forma acuta o colpo della strega si manifesta improvvisamente, a ciel sereno e quasi mai durante uno sforzo fisico, ma a seguito di un movimento banale. A causarla può essere una lesione muscolare, articolare, legamentosa o discale. La risoluzione del dolore avviene nell’arco di alcuni giorni fino ad un massimo di 3-4 settimane. Per lombalgia cronica si intende un mal di schiena che perdura da più di 3 mesi ed a causarla sono molteplici fattori, fisici, psichici e sociali, da qui la definizione di sindrome bio-psico-sociale.
Tra i fattori fisici vi sono una progressiva degenerazione dei dischi, delle articolazioni e dei muscoli della colonna vertebrale, un’errata postura in ambito domiciliare e lavorativo, l’assenza di attività fisica, il sovrappeso ed una ridotta articolarità della colonna vertebrale.
I fattori psichici comprendono lo stress, la sottostima del sintomo iniziale e la depressione.
Infine, i fattori sociali sono l’insoddisfazione professionale, il disagio sociale e la sindrome da indennizzo. Il trattamento della lombalgia è spesso multidisciplinare, ossia consiste in un percorso terapeutico incentrato su trattamenti diversificati con l’obiettivo di ridurre l’infiammazione e ripristinare la corretta articolarità della colonna. Tale obiettivo viene raggiunto tramite l’Ossigeno/Ozono terapia, la fisioterapia, l’osteopatia ed il pilates reformer. Nella sindrome delle faccette articolari riveste un ruolo importante la denervazione tramite radiofrequenza pulsata. L’intervento chirurgico si esegue raramente e viene riservato alle forme di gravi discopatie o deformità evolutive della colonna.
È una deformità della colonna vertebrale che può comparire sin dai primi anni di vita (scoliosi idiopatica dell’adolescenza) che in età adulta. La scoliosi si sviluppa nei 3 piani dello spazio e si caratterizza per la comparsa di una o più curve dovute ad una progressiva rotazione di più vertebre sul proprio asse. Il risultato finale è un aspetto della colonna ad S italica.
Una scoliosi si riconosce per la comparsa di asimmetrie corporee: spalle ad un’altezza differente, una scapola più prominente dell’altra, fianchi asimmetrici ed asimmetria della gabbia toracica con comparsa di gibbo dorsale.
La scoliosi va identificata precocemente, soprattutto negli adolescenti, in quanto può progredire e portare ad una deformità della gabbia toracica con conseguente riduzione della capacità respiratoria. Negli adulti invece la progressione della scoliosi si traduce in dolore ingravescente in regione lombare e agli arti inferiori, a causa della formazione di stenosi del canale spinale o dei forami di coniugazione.
Nella scoliosi dell’adolescente, il trattamento è conservativo nella stragrande maggioranza dei casi e si basa sulla fisioterapia e sull’ausilio di un corsetto ortopedico. Solamente le scoliosi evolutive richiederanno una correzione chirurgica.
Nella scoliosi dell’adulto si valuterà l’intervento chirurgico nei casi evolutivi, di dolore ingravescente e in presenza di una stenosi del canale spinale o foraminale.
La cifosi si verifica quando le vertebre nella parte superiore della schiena diventano più schiacciate tra loro. Le cifosi possono essere congenite o acquisite. All’inizio le cifosi non danno disturbi funzionali, successivamente se trascurate, possono coinvolgere i polmoni, i nervi e altri tessuti e organi, provocando dolore e altre problematiche di vario tipo.
La cifosi posturale è il risultato di atteggiamenti di cattiva postura, che producono un allungamento inopportuno dei legamenti e dei muscoli, deputati al supporto delle vertebre toraciche.
Per lordosi si intende la curvatura della colonna vertebrale presente a livello cervicale e a livello lombare. Indica una condizione fisiologica di normalità. Diventa patologica quando la lordosi si riduce a causa di una serie di eventi degenerativi che colpiscono i dischi intervertebrali. In poche parole la schiena si appiattisce.
L’ atteggiamento lordotico o postura lordotica è una condizione in cui il soggetto assume volontariamente la postura caratterizzata dalla schiena eccessivamente curva e dai glutei spinti all’indietro. L’iperlordosi vera e propria, invece, è una condizione permanente causata da una deformazione della curva fisiologica normalmente presente a livello del rachide.
La Protrusione si forma come conseguenza della disidratazione e della perdita di spessore del disco intervertebrale, causando una condizione medica che si caratterizza per la deformazione dello strato più esterno del disco che risulta più schiacciato di un disco sano. La protrusione rappresenta spesso il preludio allo sviluppo di un’ernia del disco, condiziona caratterizzata dalla rottura del disco e fuoriuscita di una parte di esso.
Una protrusione discale si può formare in qualsiasi regione della colonna vertebrale, dal tratto cervicale a quello lombare, rappresentando la normale evoluzione dell’invecchiamento del disco intervertebrale, risultando completamente asintomatica nella stragrande maggior parte dei casi. Una protrusione discale diviene sintomatica nel caso in cui determina una compressione dei nervi spinali, causando una molteplicità di sintomi che spaziano dal dolore locale all’altezza del disco interessato, formicolio e/o dolore irradiato ad un arto (sciatalgia o brachialgia) fino alla debolezza muscolare laddove giungono le terminazioni dei nervi compressi. L’approccio terapeutico di una protrusione discale è il medesimo di quello di un’ernia del disco: si privilegia l’approccio conservativo (terapia farmacologica, infiltrazioni mirate di Ossigeno/Ozono, fisioterapia), riservando l’intervento chirurgico ai casi resistenti ai trattamenti conservativi e ai pazienti che presentano un deficit neurologico.
Si tratta di una patologia molto frequente che colpisce un’ampia fascia della popolazione, dai più giovani alle persone anziane ultraottantenni. Si manifesta principalmente a livello della colonna lombare, ma può interessare anche quella cervicale con una frequenza 15 volte inferiore. Come dice la parola stessa, l’ernia del disco è una condizione patologica che si sviluppa a partire dal disco intervertebrale, nello specifico si verifica come conseguenza della rottura di tale di disco, che non è altro che un cuscinetto cartilagineo che si trova tra due vertebre. Attraverso quella piccola breccia che si è formata nel disco, fuoriesce un frammento discale che va a comprimere la radice nervosa. La conseguenza è un violentissimo dolore che interessa un braccio nel caso di un’ernia cervicale o la gamba nel caso di un’ernia lombare e nei casi più gravi si osserva perdita di forza e sensibilità all’arto interessato dal dolore.
Sia che si tratti di ernia lombare sia che si tratti di ernia cervicale, il primo approccio è conservativo (terapia farmacologica, infiltrazioni mirate di Ossigeno/Ozono, fisioterapia), riservando l’intervento chirurgico ai casi resistenti ai trattamenti conservativi e ai pazienti che presentano un deficit neurologico.
Il termine stenosi indica un restringimento del canale spinale lombare, vale a dire quel canalino situato all’interno della colonna vertebrale nel quale decorrono le radici nervose che portano gli impulsi alle gambe. Le cause che portano a tale restringimento del canale lombare sono molteplici e colpiscono, in modo diverso, le strutture anatomiche che delimitano il canale spinale: protrusione discale, ipertrofia (ispessimento) dei legamenti gialli ed artrosi delle faccette articolari.
La manifestazione clinica della stenosi prende il nome di claudicatio neurogena, sintomatologia caratterizzata da dolore e senso di pesantezza alle gambe che compaiono durante la deambulazione, tanto da costringere la persona che ne soffre a fermarsi per alcuni istanti per poi riprendere il cammino. La soglia di marcia può essere di alcune centinaia di metri fino a poche decine di metri (50-100 mt) nei casi più gravi.
Il trattamento della stenosi lombare è prettamente chirurgico e consiste in una decompressione microchirurgica
Spondilolistesi radiografia
Spondilolistesi risonanza magnetica
La spondilolistesi, dal greco spondylos (vertebra) e olisthesys (scivolamento), è una patologia che consiste nello scivolamento di una vertebra rispetto alla vertebra inferiore. Esistono diverse forme di spondilolistesi, ma quelle più frequenti sono due: istmica e degenerativa. La spondilolistesi istmica è dovuta alla frattura dell’istmo, quel ponte osseo della vertebra che unisce la parte anteriore (corpo) con la parte posteriore (articolazioni, lamine e processo spinoso) della vertebra. Questa forma si manifesta nei primissimi anni di vita ed è la principale causa di mal di schiena dei ragazzi. La spondilolistesi degenerativa è tipica dell’età adulta e colpisce prevalentemente le femmine dopo i 40 anni. La causa è legata ad una particolare conformazione delle faccette articolari che favorisce lo scivolamento di una vertebra sulla sottostante.
Nella maggior parte dei casi, il trattamento è conservativo, basato sulla fisioterapia, Ossigeno/Ozono terapia e rinforzo muscolare. L’intervento chirurgico viene riservato ai casi di spondilolistesi evolutive o in presenza di una compressione nervosa.
Spondilolistesi radiografia
Per frattura vertebrale si intende la rottura di una o più parti di una vertebra della colonna vertebrale, manifestandosi più frequentemente nel tratto dorsale e lombare, mentre sono molto meno frequenti le fratture nel tratto cervicale della colonna. Le cause di una frattura possono essere un trauma (incidente stradale, caduta accidentale, sportivo, etc), un tumore (la vertebra colpita dalle cellule tumorali si indebolisce e si frattura) o l’osteoporosi (la vertebra si frattura spontaneamente a causa della fragilità ossea, tipica condizione delle persone anziane).
Il sintomo principale di una frattura è il dolore localizzato all’altezza della vertebra fratturata. Nei casi in cui si verifica la compressione ed il danno del midollo o delle radici nervose che decorrono nel canale spinale, compaiono disturbi neurologici come perdita di forza e sensibilità che, a seconda della sede della frattura, possono coinvolgere le braccia e/o le gambe. Il trattamento di una frattura vertebrale può essere conservativo o chirurgico. Per le fratture con danno neurologico, l’intervento rappresenta la prima scelta ed ha lo scopo di decomprimere le strutture nervose e stabilizzare la colonna vertebrale.
Per le fratture tumorali il trattamento può essere conservativo, con busto e radioterapia, o chirurgico: la scelta dipende dalla natura del tumore e dalla presenza di danno neurologico.
Per le restanti fratture che rappresentano la maggioranza assoluta, traumatiche senza deficit neurologico ed osteoporotiche, il trattamento è prevalentemente conservativo, con l’obiettivo di favorire la riparazione spontanea della vertebra fratturata attraverso la formazione del callo osseo. Tale obiettivo viene perseguito tramite l’ausilio di un busto e di un apparecchio medicale a campi elettromagnetici pulsati (CEMP).
Meno frequentemente si ricorre ad un intervento chirurgico di vertebroplastica, inserimento di cemento nella vertebra, o di stabilizzazione tramite viti e barre in titanio.
È una condizione patologica che colpisce il tratto cervicale della colonna, molto simile alla stenosi lombare, caratterizzata dalla sofferenza del midollo dovuta ad un restringimento progressivo del canale spinale. La causa è il verificarsi di un quadro degenerativo a carico di una o più unità vertebrali, sotto forma di degenerazione discale e sviluppo di osteofiti reattivi che improntano il midollo fino a causarne una sorta di ischemia. I sintomi che caratterizzano la mielopatia cervicale compaiono in lenta progressione e sono sia di tipo sensitivo che motorio ai 4 arti: inizialmente il paziente avverte formicolio agli arti superiori, concentrati principalmente alle mani; successivamente compaiono i disturbi motori sotto forma di difficoltà a camminare e perdita di forza alle mani. Nei casi molto gravi, non riconosciuti per tempo, si perde completamente la capacità di maneggiare oggetti e non si è più in grado di deambulare autonomamente.
La mielopatia cervicale, data la compromissione del midollo, richiede obbligatoriamente un intervento chirurgico che può essere eseguito, a seconda dei casi, per via anteriore o posteriore o con doppio approccio combinato
Cervicalgia si intende un dolore localizzato nella regione cervicale della colonna vertebrale, che corrisponde alla parte posteriore del collo. Insieme alla lombalgia (mal di schiena) è il più diffuso dei dolori alla colonna vertebrale. Nella maggior parte dei casi si tratta di un disturbo di lieve entità che si risolve nell’arco di pochi giorni, più raramente persiste per settimane o mesi, accompagnandosi spesso a disturbi accessori quali mal di testa (cefalea), nausea e capogiri. Si stima che il 60% delle persone ha sofferto di cervicalgia almeno una volta nella vita.
La principale causa di cervicalgia è rappresentata da una tensione, contrattura o stiramento dei muscoli della regione cervicale. Cause meno frequenti sono rappresentate da discopatie cervicali, infiammazione delle faccette articolari e tumori. Il trattamento della cervicalgia varia a seconda della causa che l’ha determinata. Per le forme lievi è sufficiente l’assunzione di un antiinfiammatorio e un miorilassante per alcuni giorni. Per le forme più severe si ricorre all’Ossigeno/Ozono terapia, alla fisioterapia, osteopatia, tecar e laser terapia. L’intervento chirurgico si esegue raramente e viene riservato alle forme di cervicalgia causate da tumore o discopatia severa.
La lombalgia, in gergo comune chiamato mal di schiena, per lombalgia si intende un dolore localizzato nella regione bassa della colonna vertebrale, appena sopra i glutei. Esistono due tipi di mal di schiena: la lombalgia acuta e la lombalgia cronica. La forma acuta o colpo della strega si manifesta improvvisamente, a ciel sereno e quasi mai durante uno sforzo fisico, ma a seguito di un movimento banale. A causarla può essere una lesione muscolare, articolare, legamentosa o discale. La risoluzione del dolore avviene nell’arco di alcuni giorni fino ad un massimo di 3-4 settimane. Per lombalgia cronica si intende un mal di schiena che perdura da più di 3 mesi ed a causarla sono molteplici fattori, fisici, psichici e sociali, da qui la definizione di sindrome bio-psico-sociale.
Tra i fattori fisici vi sono una progressiva degenerazione dei dischi, delle articolazioni e dei muscoli della colonna vertebrale, un’errata postura in ambito domiciliare e lavorativo, l’assenza di attività fisica, il sovrappeso ed una ridotta articolarità della colonna vertebrale.
I fattori psichici comprendono lo stress, la sottostima del sintomo iniziale e la depressione.
Infine, i fattori sociali sono l’insoddisfazione professionale, il disagio sociale e la sindrome da indennizzo. Il trattamento della lombalgia è spesso multidisciplinare, ossia consiste in un percorso terapeutico incentrato su trattamenti diversificati con l’obiettivo di ridurre l’infiammazione e ripristinare la corretta articolarità della colonna. Tale obiettivo viene raggiunto tramite l’Ossigeno/Ozono terapia, la fisioterapia, l’osteopatia ed il pilates reformer. Nella sindrome delle faccette articolari riveste un ruolo importante la denervazione tramite radiofrequenza pulsata. L’intervento chirurgico si esegue raramente e viene riservato alle forme di gravi discopatie o deformità evolutive della colonna.
È una deformità della colonna vertebrale che può comparire sin dai primi anni di vita (scoliosi idiopatica dell’adolescenza) che in età adulta. La scoliosi si sviluppa nei 3 piani dello spazio e si caratterizza per la comparsa di una o più curve dovute ad una progressiva rotazione di più vertebre sul proprio asse. Il risultato finale è un aspetto della colonna ad S italica.
Una scoliosi si riconosce per la comparsa di asimmetrie corporee: spalle ad un’altezza differente, una scapola più prominente dell’altra, fianchi asimmetrici ed asimmetria della gabbia toracica con comparsa di gibbo dorsale.
La scoliosi va identificata precocemente, soprattutto negli adolescenti, in quanto può progredire e portare ad una deformità della gabbia toracica con conseguente riduzione della capacità respiratoria. Negli adulti invece la progressione della scoliosi si traduce in dolore ingravescente in regione lombare e agli arti inferiori, a causa della formazione di stenosi del canale spinale o dei forami di coniugazione.
Nella scoliosi dell’adolescente, il trattamento è conservativo nella stragrande maggioranza dei casi e si basa sulla fisioterapia e sull’ausilio di un corsetto ortopedico. Solamente le scoliosi evolutive richiederanno una correzione chirurgica.
Nella scoliosi dell’adulto si valuterà l’intervento chirurgico nei casi evolutivi, di dolore ingravescente e in presenza di una stenosi del canale spinale o foraminale.
La cifosi si verifica quando le vertebre nella parte superiore della schiena diventano più schiacciate tra loro. Le cifosi possono essere congenite o acquisite. All’inizio le cifosi non danno disturbi funzionali, successivamente se trascurate, possono coinvolgere i polmoni, i nervi e altri tessuti e organi, provocando dolore e altre problematiche di vario tipo.
La cifosi posturale è il risultato di atteggiamenti di cattiva postura, che producono un allungamento inopportuno dei legamenti e dei muscoli, deputati al supporto delle vertebre toraciche.
Per lordosi si intende la curvatura della colonna vertebrale presente a livello cervicale e a livello lombare. Indica una condizione fisiologica di normalità. Diventa patologica quando la lordosi si riduce a causa di una serie di eventi degenerativi che colpiscono i dischi intervertebrali. In poche parole la schiena si appiattisce.
L’ atteggiamento lordotico o postura lordotica è una condizione in cui il soggetto assume volontariamente la postura caratterizzata dalla schiena eccessivamente curva e dai glutei spinti all’indietro. L’iperlordosi vera e propria, invece, è una condizione permanente causata da una deformazione della curva fisiologica normalmente presente a livello del rachide.
La Protrusione si forma come conseguenza della disidratazione e della perdita di spessore del disco intervertebrale, causando una condizione medica che si caratterizza per la deformazione dello strato più esterno del disco che risulta più schiacciato di un disco sano. La protrusione rappresenta spesso il preludio allo sviluppo di un’ernia del disco, condiziona caratterizzata dalla rottura del disco e fuoriuscita di una parte di esso.
Una protrusione discale si può formare in qualsiasi regione della colonna vertebrale, dal tratto cervicale a quello lombare, rappresentando la normale evoluzione dell’invecchiamento del disco intervertebrale, risultando completamente asintomatica nella stragrande maggior parte dei casi. Una protrusione discale diviene sintomatica nel caso in cui determina una compressione dei nervi spinali, causando una molteplicità di sintomi che spaziano dal dolore locale all’altezza del disco interessato, formicolio e/o dolore irradiato ad un arto (sciatalgia o brachialgia) fino alla debolezza muscolare laddove giungono le terminazioni dei nervi compressi. L’approccio terapeutico di una protrusione discale è il medesimo di quello di un’ernia del disco: si privilegia l’approccio conservativo (terapia farmacologica, infiltrazioni mirate di Ossigeno/Ozono, fisioterapia), riservando l’intervento chirurgico ai casi resistenti ai trattamenti conservativi e ai pazienti che presentano un deficit neurologico.
Si tratta di una patologia molto frequente che colpisce un’ampia fascia della popolazione, dai più giovani alle persone anziane ultraottantenni. Si manifesta principalmente a livello della colonna lombare, ma può interessare anche quella cervicale con una frequenza 15 volte inferiore. Come dice la parola stessa, l’ernia del disco è una condizione patologica che si sviluppa a partire dal disco intervertebrale, nello specifico si verifica come conseguenza della rottura di tale di disco, che non è altro che un cuscinetto cartilagineo che si trova tra due vertebre. Attraverso quella piccola breccia che si è formata nel disco, fuoriesce un frammento discale che va a comprimere la radice nervosa. La conseguenza è un violentissimo dolore che interessa un braccio nel caso di un’ernia cervicale o la gamba nel caso di un’ernia lombare e nei casi più gravi si osserva perdita di forza e sensibilità all’arto interessato dal dolore.
Sia che si tratti di ernia lombare sia che si tratti di ernia cervicale, il primo approccio è conservativo (terapia farmacologica, infiltrazioni mirate di Ossigeno/Ozono, fisioterapia), riservando l’intervento chirurgico ai casi resistenti ai trattamenti conservativi e ai pazienti che presentano un deficit neurologico.
Il termine stenosi indica un restringimento del canale spinale lombare, vale a dire quel canalino situato all’interno della colonna vertebrale nel quale decorrono le radici nervose che portano gli impulsi alle gambe. Le cause che portano a tale restringimento del canale lombare sono molteplici e colpiscono, in modo diverso, le strutture anatomiche che delimitano il canale spinale: protrusione discale, ipertrofia (ispessimento) dei legamenti gialli ed artrosi delle faccette articolari.
La manifestazione clinica della stenosi prende il nome di claudicatio neurogena, sintomatologia caratterizzata da dolore e senso di pesantezza alle gambe che compaiono durante la deambulazione, tanto da costringere la persona che ne soffre a fermarsi per alcuni istanti per poi riprendere il cammino. La soglia di marcia può essere di alcune centinaia di metri fino a poche decine di metri (50-100 mt) nei casi più gravi.
Il trattamento della stenosi lombare è prettamente chirurgico e consiste in una decompressione microchirurgica
Spondilolistesi radiografia
Spondilolistesi risonanza magnetica
La spondilolistesi, dal greco spondylos (vertebra) e olisthesys (scivolamento), è una patologia che consiste nello scivolamento di una vertebra rispetto alla vertebra inferiore. Esistono diverse forme di spondilolistesi, ma quelle più frequenti sono due: istmica e degenerativa. La spondilolistesi istmica è dovuta alla frattura dell’istmo, quel ponte osseo della vertebra che unisce la parte anteriore (corpo) con la parte posteriore (articolazioni, lamine e processo spinoso) della vertebra. Questa forma si manifesta nei primissimi anni di vita ed è la principale causa di mal di schiena dei ragazzi. La spondilolistesi degenerativa è tipica dell’età adulta e colpisce prevalentemente le femmine dopo i 40 anni. La causa è legata ad una particolare conformazione delle faccette articolari che favorisce lo scivolamento di una vertebra sulla sottostante.
Nella maggior parte dei casi, il trattamento è conservativo, basato sulla fisioterapia, Ossigeno/Ozono terapia e rinforzo muscolare. L’intervento chirurgico viene riservato ai casi di spondilolistesi evolutive o in presenza di una compressione nervosa.
Spondilolistesi radiografia
Per frattura vertebrale si intende la rottura di una o più parti di una vertebra della colonna vertebrale, manifestandosi più frequentemente nel tratto dorsale e lombare, mentre sono molto meno frequenti le fratture nel tratto cervicale della colonna. Le cause di una frattura possono essere un trauma (incidente stradale, caduta accidentale, sportivo, etc), un tumore (la vertebra colpita dalle cellule tumorali si indebolisce e si frattura) o l’osteoporosi (la vertebra si frattura spontaneamente a causa della fragilità ossea, tipica condizione delle persone anziane).
Il sintomo principale di una frattura è il dolore localizzato all’altezza della vertebra fratturata. Nei casi in cui si verifica la compressione ed il danno del midollo o delle radici nervose che decorrono nel canale spinale, compaiono disturbi neurologici come perdita di forza e sensibilità che, a seconda della sede della frattura, possono coinvolgere le braccia e/o le gambe. Il trattamento di una frattura vertebrale può essere conservativo o chirurgico. Per le fratture con danno neurologico, l’intervento rappresenta la prima scelta ed ha lo scopo di decomprimere le strutture nervose e stabilizzare la colonna vertebrale.
Per le fratture tumorali il trattamento può essere conservativo, con busto e radioterapia, o chirurgico: la scelta dipende dalla natura del tumore e dalla presenza di danno neurologico.
Per le restanti fratture che rappresentano la maggioranza assoluta, traumatiche senza deficit neurologico ed osteoporotiche, il trattamento è prevalentemente conservativo, con l’obiettivo di favorire la riparazione spontanea della vertebra fratturata attraverso la formazione del callo osseo. Tale obiettivo viene perseguito tramite l’ausilio di un busto e di un apparecchio medicale a campi elettromagnetici pulsati (CEMP).
Meno frequentemente si ricorre ad un intervento chirurgico di vertebroplastica, inserimento di cemento nella vertebra, o di stabilizzazione tramite viti e barre in titanio.
È una condizione patologica che colpisce il tratto cervicale della colonna, molto simile alla stenosi lombare, caratterizzata dalla sofferenza del midollo dovuta ad un restringimento progressivo del canale spinale. La causa è il verificarsi di un quadro degenerativo a carico di una o più unità vertebrali, sotto forma di degenerazione discale e sviluppo di osteofiti reattivi che improntano il midollo fino a causarne una sorta di ischemia. I sintomi che caratterizzano la mielopatia cervicale compaiono in lenta progressione e sono sia di tipo sensitivo che motorio ai 4 arti: inizialmente il paziente avverte formicolio agli arti superiori, concentrati principalmente alle mani; successivamente compaiono i disturbi motori sotto forma di difficoltà a camminare e perdita di forza alle mani. Nei casi molto gravi, non riconosciuti per tempo, si perde completamente la capacità di maneggiare oggetti e non si è più in grado di deambulare autonomamente.
La mielopatia cervicale, data la compromissione del midollo, richiede obbligatoriamente un intervento chirurgico che può essere eseguito, a seconda dei casi, per via anteriore o posteriore o con doppio approccio combinato
Il nostro team di esperti sarà pronto ad aiutarti e supportarti per qualsiasi problematica.
Il nostro team di esperti sarà pronto ad aiutarti e supportarti per qualsiasi problematica.